Perché le mantelline dei ciclisti sono tutte nere? Sveliamo il mistero
Il ciclismo è uno sport che richiede non solo forza fisica e resistenza, ma anche una grande attenzione ai dettagli. Ogni elemento dell’equipaggiamento di un ciclista, dal casco alle scarpe, ha un ruolo specifico e può influenzare significativamente le prestazioni. Uno di questi elementi, spesso trascurato, è la mantellina da pioggia.
Se hai la passione per le corse di ciclismo dei professionisti, avrai notato che quando sulla corsa piove queste mantelline sono quasi sempre nere, tanto da rendere i ciclisti praticamente indistinguibili l’uno dall’altro. Ma perché? E come influisce questo sulla percezione dello spettatore che guarda la corsa in televisione? Scopriamolo insieme.
Innanzitutto, è importante capire che la scelta del colore nero per le mantelline da ciclismo è tutt’altro che casuale.
TL;DR – vai subito alla risposta
Forse penserai che ci siano diverse ragioni pratiche dietro questa decisione, e potrebbero essercene di validissime.
La prima potrebbe essere legata alla manutenzione: il nero, infatti, è un colore che nasconde bene lo sporco e le macchie, cosa particolarmente utile in un contesto in cui i ciclisti sono esposti a condizioni meteorologiche avverse e a strade sporche.
Inoltre il nero assorbe e trattiene il calore, il che può aiutare a mantenere il ciclista al caldo durante le corse in condizioni di freddo e pioggia (ma perché questo avvenga, serve che esca almeno un’occhiata di sole ogni tanto).
Un’altra ragione per la prevalenza delle mantelline nere potrebbe essere legata addirittura alla psicologia del colore: il nero è spesso associato a potere, autorità e forza. Queste sono tutte qualità che un ciclista vorrebbe proiettare durante una gara.
Inoltre, il nero è un colore che tende a “scomparire” sullo sfondo, permettendo al ciclista da un lato di concentrarsi sulla strada e sulla corsa senza distrazioni visive e dall’altro di non essere riconoscibile dai suoi avversari quando tenta di avvantaggiarsi: un bell’aiuto, se non dare nell’occhio può permettere di racimolare qualche secondo di vantaggio in più.
In realtà la risposta è molto più banale, e ce l’hanno svelata gli amici di Bidon (che è un blog, un gruppo Telegram e tante altre iniziative legate al racconto del ciclismo).
Quando si parla di mantelline da ciclismo in realtà ci si riferisce più spesso a quelle che tecnicamente sono giacche con una membrana idrorepellente (Gore Tex o Polartec).
Se la personalizzazione delle maglie da ciclismo è semplice, perché si tratta di capi in lycra che vengono stampati in sublimatico con la personalizzazione desiderata e i loghi degli sponsor, le membrane non possono essere sottoposte allo stesso genere di trattamento a caldo ma devono essere colorate già in fase di produzione.
In pratica, tutte le maglie da ciclismo nascono dalla stessa base bianca (più o meno) e su quella vengono colorate, mentre le mantelline per essere personalizzate devono esserlo già dalla loro origine. Le membrane, infatti, non possono subire il trattamento a caldo, quindi devono essere colorate già in produzione.
Questo significa che per fare le giacche e le mantelline bisogna produrre i metri di tessuto necessari a realizzarle, ma se i produttori non raggiungono i quantitativi minimi o non vogliono assumersi un rischio commerciale di questo tipo virano sul nero. A quel punto l’unica personalizzazione possibile è applicare delle scritte termoplastiche.
Come influisce tutto questo sulla percezione dello spettatore che guarda la corsa in televisione? La risposta a questa domanda è complessa e dipende da vari fattori.
Da un lato, la prevalenza delle mantelline nere può rendere più difficile distinguere i ciclisti l’uno dall’altro, soprattutto in condizioni di scarsa visibilità. Questo può ridurre l’engagement dello spettatore e rendere la corsa meno emozionante da seguire.
D’altra parte, il contrasto tra le mantelline nere e l’abbigliamento colorato dei ciclisti già “svestiti” può creare un effetto visivo drammatico che aumenta l’appeal visivo della corsa. Inoltre, il fatto che i ciclisti siano in grado di competere efficacemente nonostante le condizioni meteorologiche avverse può aumentare il rispetto e l’ammirazione dello spettatore per la loro abilità e determinazione.
Inoltre, le innovazioni tecnologiche come le telecamere onboard e le analisi dei dati in tempo reale stanno continuamente migliorando l’esperienza di visione, permettendo agli spettatori di sentirsi più vicini all’azione che mai.
In definitiva, le mantelline da pioggia dei ciclisti sono nere per ragioni puramente pratiche, dovute alla produzione e ai costi della stessa: non è un caso se le squadre con il budget più alto sono anche quelle che in qualche modo riescono a personalizzare pure le mantelline da pioggia, fino al caso limite di un Geraint Thomas che ha corso una cronometro del Tour de France 2022 con la mantellina del riscaldamento perché si è dimenticato di toglierla e tutto sommato il comfort e l’impatto televisivo non ne hanno minimamente risentito.
Quella mantellina, anzi, è diventata in seguito come il testimone di una staffetta a metà tra l’ironia e la solidarietà che ha proseguito per tutta la Francia e per tutta la durata della corsa, contribuendo a farcela entrare nel cuore e a farci amare ancora un po’ di più il buon “Mister G.”.