Il ventaglio nel ciclismo? Funziona così!
Sentiamo spesso parlare, specialmente al Tour de France o nelle corse del Nord, di ventagli nel ciclismo; capita soprattutto nelle tappe di pianura, specie se si sviluppano vicino alla costa, e mai diresti che si tratta di una delle situazioni di gara più pericolose per gli uomini che vogliono fare classifica, eppure è così: nei ventagli si può perdere molto più tempo che nei tapponi di montagna!
Ma perché una strada apparentemente anonima e semplice si può trasformare in un trappolone? Scopriamolo insieme grazie al contributo della scienza!
Ci viene in soccorso un bellissimo video di Eurosport, che spiega – appunto – come si formano i ventagli nel ciclismo: torna utile a chi vuole provare a crearne uno per staccare i rivali, come anche per quelli che stanno dietro e devono cercare di non cadere in questo “tranello” pericolosissimo.
Cominciamo dalle condizioni “base”: perché un ventaglio si formi servono strada dritta, possibilmente larga e poco riparata, e vento che soffia di traverso, diciamo dalla spalla al gluteo del lato opposto.
Il vento, infatti, è uno dei nemici più feroci dei ciclisti, ma i più esperti sanno trasformarlo in alleato – e in questo belgi e olandesi son maestri.
Quando – dicevamo – la strada è dritta e il vento soffia di traverso, il gruppo deve disporsi nella stessa direzione del suo nemico; così chi è davanti prende aria, ma dietro si è coperti da quelli che precedono e si ha tempo per recuperare le energie.
Si potrebbe pedalare in questo modo per infiniti chilometri, ruotando sempre per dividere la fatica su tutti i corridori del plotone, ma chi vuole fare la differenza può creare, appunto, un ventaglio; come?
Anzitutto, buttandosi sul lato della strada meno esposto alle raffiche e accelerando: così chi è dietro resta esposto, e fa la stessa fatica di chi “guida”. Vantaggi azzerati!
Dopodiché, bisogna formare un ventaglio più piccolo in testa, ma per far ciò è necessario che tutti i corridori davanti siano d’accordo (tipicamente della stessa squadra); il ventaglio di testa ripropone, in miniatura, tutte le condizioni che funzionavano prima più in grande, quindi chi è “dentro” si divide la fatica mentre chi insegue se la deve accollare tutta, come se fosse da solo.
In questa fase l’ultimo del ventaglio deve giocare un ruolo di stopper, non lasciando a chi insegue la possibilità di entrare nel ventaglio: davanti ci si aiuta, dietro continua a essere una lotta tutti contro tutti.
Quando gli inseguitori non ne hanno più, lo stopper accelera e si inserisce nella rotazione; ed è così che il gruppo di testa può arrivare al traguardo con un bel vantaggio rispetto a quelli che stanno dietro e ci hanno messo di più a organizzarsi.
Ricapitolando: volete fare un ventaglio? Trovatevi dei buoni compagni d’avventura. Non volete rimanerne vittima? Guai a distrarsi 😉
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